IO, DONNA E PILOTA: Ongaro sulle barriere da abbattere, sull’influenza del WorldWCR e potenziali obiettivi futuri
La francese, una delle più esperte dello schieramento, vuole essere protagonista anche nel WorldWCR
Quello di Ornella Ongaro (Ornella Ongaro Racing Team) è uno di quei nomi che non si possono sottovalutare. È l’unica ad essere andata a podio e a punti sia in ambito locale che regionale. Ora la sua esperienza la ritroviamo nel paddock del Campionato del Mondo Femminile FIM.
OLTRE GLI OSTACOLI: “Quando vincevo in Francia, non mi sentivo rispettata; la gente diceva che battere gli uomini era sinonimo di basso livello del Campionato”
Come in tanti altri sport, anche i costi legati alle competizioni motociclistiche sono molto alti e ciò potrebbe rappresentare un ostacolo per i giovani talenti a inizio carriera in mezzo a un mare di altri aspiranti piloti. Anche per Ongaro le cose non sono state delle più semplici ma ai suoi occhi anche l’essere una donna ha rappresentato un problema.
Ongaro ha detto: "Due grandi sfide nel corso della mia carriera, la prima è stata semplicemente l’essere una donna dato che è molto dura correre contro gli uomini in questo mondo maschilista. Quando vincevo in Francia non mi sentivo rispettata; la gente diceva che battere gli uomini era la conferma del basso livello del Campionato. Da giovane ho anche corso con Marc Marquez che aveva già un grande sostegno e sponsor ma dato che ero una ragazza non venivo considerata allo stesso modo. E poi quando non hai soldi è ancora più dura dato che questo sport è bellissimo ma costoso. Non è come nel calcio che puoi iniziare a giocare anche senza soldi. Quindi devi lavorare duramente, trovare sponsor, essere fisicamente pronta e tutto il resto. Non è facile! Nel 2014 ho messo su un team tutto femminile ma era chiaro che eravamo avanti coi tempi! Era troppo presto. L’ho fatto perchè volevo dimostrare che le donne possono fare un buon lavoro, come gli uomini. Avevamo una telemetrista e una meccanica e io correvo ma l’ambiente era ancora troppo ‘freddo’ per qualcosa del genere ed è stata dura trovare supporto e sostegno. L’abbiamo fatto per una stagione con il sostegno di un piccolo sponsor ma poi abbiamo dovuto lasciar perdere. Forse quando smetterò di correre potrei pensare nuovamente all’idea di mettermi in gioco per promuovere la sicurezza stradale in Francia. Potrebbe essere bello! Tutto sta nel trovare le persone giuste, perchè senza dubbio nel paddock ci sono già delle ottime donne che ci lavorano. Io ho dovuto darmi molto da fare per esserci, qui”.
“In Francia c’è ancora tanto da fare. È difficile dato che alle donne piace il motociclismo ma sono nervose quando è il momento di scendere in pista. È dura convincerle che possono farcela ed è anche complicato considerando l’impossibilità di dar vita a un campionato in cui le donne esperte corrono contro donne con poca o zero esperienza. Non è facile; introdurre le donne nel motociclismo è un processo in evoluzione ed ecco perché questo Campionato rappresenta uno step importante”.
“Corro da 20 anni, ed è stata dura. Onestamente posso dire che finora sono stati i sette anni più duri della mia vita”
Ongaro non ha avuto la strada spianata, ha dovuto superare le avversità ed è tornata a correre dopo sette anni. Anni in cui ha dovuto prendersi cura di un parente gravemente malato e anche di sua nipote quando è nata. Un periodo difficile per Ongaro che ha anche deciso di staccarsi dai social perché non riusciva a sopportare il fatto di vedere le sue colleghe in pista impegnate nell’inseguire i loro sogni.
“Sono stati sette anni difficili per me – ha detto Ongaro – con tanti problemi personali e un insieme di fattori molto seri. Mi sono presa cura di mia nipote che ora vive con me e anche di altre questioni familiari. Da quando è nata, in pratica mi sono presa cura di mia nipote e in sostanza ho dovuto imparare a come fare da mamma. E ovviamente non è stata una situazione facile. Oltre ai problemi non c’era tempo per nient’altro, sport, vacanze, tempo per me stessa e potevo girare – e nemmeno molto – solo con le minimoto. Ho staccato anche i social dato che era molto difficile per me vedere le altre in pista. Posso dire onestamente che quelli sono stati i sette anni per me più duri finora anche se sapevo che sarei tornata, lo sapevo nel profondo del mio cuore dato che le corse sono la mia grande passione, la cosa più importante dopo mia nipote. In pratica il motociclismo è stata la mia ancora di salvezza nei momenti difficili. Quando ho visto questo Campionato, sapevo che dopo tutto il duro lavoro che avevo fatto nel motociclismo e la mia esperienza in pista, sarei stata la prima francese a prendervi parte… sapevo che era la mia chance per tornare”.
DI NUOVO IN SELLA: “Ho ancora in programma di correre fino a 40 anni, questo è l’obiettivo che mi sono prefissata”
La 35enne ha intenzione di correre per altri cinque stagioni, specialmente nel caso in cui riuscisse ad ottenere buoni risultati. Ecco le sue parole: “Mi piacerebbe lottare per la vittoria in questo Campionato. Spero di trovare le risorse per disputare un altro Campionato oltre al WorldWCR, una categoria con gli uomini. Ho ancora in programma di correre fino a 40 anni; questo è l’obiettivo che mi sono prefissata. E poi dedicherò tempo alla promozione della sicurezza stradale in Francia, un progetto che mi sta a cuore e su cui sono impegnata già da un po’ come si può vedere dallo slogan “Sécurité Routière. Vivre, ensemble su” sulle mie tute. E poi c’è mia nipote di sei anni. Se volesse correre, non direi di no ma al tempo stesso non le metterei pressione per farla correre a tutti costi. Al Round di Cremona mi ha chiesto se potesse provare delle minimoto nel paddock. Per lei è stata la prima volta ed è stata entusiasta; l’unico problema è stato che voleva soltanto dare gas, senza freni! La stessa cosa successa a me quando ero piccola…"
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